Immaginazione morale

L'immaginazione morale , in etica, la presunta capacità mentale di creare o utilizzare idee, immagini e metafore non derivate da principi morali o dall'osservazione immediata per discernere le verità morali o per sviluppare risposte morali. Alcuni difensori dell'idea sostengono anche che i concetti etici, poiché sono incorporati nella storia, nella narrativa e nelle circostanze, sono meglio appresi attraverso strutture metaforiche o letterarie.

Nella sua The Theory of Moral Sentiments (1759), l'economista e filosofo scozzese Adam Smith descrisse un processo immaginativo essenziale non solo per comprendere i sentimenti degli altri ma anche per il giudizio morale. Attraverso un atto immaginativo, si rappresenta a se stessi la situazione, gli interessi ei valori di un'altra persona, generando così un sentimento o una passione. Se quella passione è uguale a quella dell'altra persona (un fenomeno a cui Smith chiama "simpatia"), ne risulta un sentimento piacevole, che porta all'approvazione morale. Man mano che gli individui nella società impegnano la loro immaginazione, emerge un punto di vista immaginativo che è uniforme, generale e normativo. Questo è il punto di vista dello spettatore imparziale, la prospettiva standard da cui emettere giudizi morali.

Lo statista e scrittore anglo-irlandese Edmund Burke è stato forse il primo a usare la frase "immaginazione morale". Per Burke, i concetti morali hanno manifestazioni particolari nella storia, nella tradizione e nelle circostanze. In Riflessioni sulla rivoluzione in Francia(1790), ha suggerito che l'immaginazione morale ha un ruolo centrale nel generare e ricordare le idee sociali e morali che, quando cristallizzate in costume e tradizione, completano la natura umana, stimolano gli affetti e collegano il sentimento con la comprensione. All'inizio del XX secolo, e facendo un cenno a Burke, il critico letterario americano Irving Babbitt ha proposto l'immaginazione morale come mezzo per conoscere - al di là delle percezioni del momento - una legge morale universale e permanente. Assumendo una distinzione tra l'uno e il molti, Babbitt sosteneva che l'unità assolutamente reale e universale non poteva essere compresa; piuttosto, si deve fare appello all'immaginazione per sviluppare la visione profonda di standard stabili e permanenti che guidino uno attraverso il cambiamento costante. Che l'immaginazione possa essere coltivata attraverso la poesia, il mito,o la finzione era un'idea di Babbitt ripresa più tardi dal critico sociale americano Russell Kirk.

Dalla fine del XX secolo, anche i filosofi, inclusi gli esperti di etica degli affari, hanno mostrato interesse per l'immaginazione morale. Mark Johnson, ad esempio, ha sostenuto che la comprensione morale si basa su concetti metaforici incorporati in narrazioni più ampie. Inoltre, la deliberazione etica non è l'applicazione di principi a casi specifici, ma coinvolge concetti le cui strutture adattabili rappresentano tipi di situazioni e modalità di risposta affettiva. Inoltre, la condotta morale richiede che si coltivi la propria percezione delle particolarità degli individui e delle circostanze e si sviluppi le proprie capacità empatiche. A tal fine, l'apprezzamento della letteratura ha un ruolo essenziale.

Nell'etica degli affari, Patricia Werhane ha suggerito che l'immaginazione morale è necessaria per una gestione etica. A partire dal riconoscimento della particolarità sia degli individui che delle circostanze, l'immaginazione morale consente di considerare possibilità che si estendono oltre date circostanze, principi morali accettati e presupposti comuni.